lo all'indomani in un salotto crepuscolare tappezzato di raso ar
Alberto che sentiva già di essere un
i in una piccola tazza di giada un fluido rosato,
Che bel nome
le donne che sono sempre Maria, o Cecilia, o Caterina per tutti gli uomini indistintamente! Che banal
nche più misteriosi che fluivano per lui dall'anfora di giada e dagli occhi chiari della dama, s
li uomini e sulle cose, teorie che erano-o ad
avanti e poggiando il gomito sul ginocchio-con
o momento, come tacciono le attrici sulla scena. Poi, alzando gli occhi in cu
e la mort
a cosa eterna e terr
Alberto ostenta
detesto che si rida delle cose gravi. E l'amore è una cosa grave; l'amore è una cosa tragic
che termini?-az
aettò con
inare, ridere, scordare... o peggio! ricordare!... Ah!-e la signora rabbrividì,-è un pensiero mostruoso, abominevole.-Abbassò la voce e fissò nel giovane quei suoi occhi chiari, quasi
trattenere il sorriso.-Voi dunque, fareste
strano, senza rispondere, e Alberto ripe
che un uomo che vi
e lei con voce profonda,-non
orrise a questa ma
sclamò.-Quale tr
'io non parlo nè della tenerezza, nè dell'amicizia, nè dell'affetto; parlo dell'amore: di questa cosa crude
tate. D'altronde, era in tutto bizzarra la sua nuova conosc
e non sarebbe tornato più. Già, aveva molto da fare: doveva finire la Madonna per la chiesa di Laghet, e il ritratto della baronessa Ferrari; e poi quello dell'ex
o, Ra
io!...