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Col fuoco non si scherza

Col fuoco non si scherza

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Chapter 1 No.1

Word Count: 3608    |    Released on: 30/11/2017

ecchi

Tremezzo in attesa di Massimo Bagliani. Per la circostanza il solitario misantropo del Pioppino aveva indossato un vestito d'un grigio chiaro tutto eg

l sorriso muto, che gli irritava le mandibole sporgenti senza arrivare a muoverle: o digrignava i denti o si lasciava trascinare a pungere il suo tormentatore col puntale dell'ombrello eternamente chiuso. In fondo sentiva che tutti gli volevan bene e che in un momento grave sapevan far conto dell'ortolano del Pioppino. Ezio Bagliani, per esempio, il più dissipato di tutti, aveva più d'una volta ricorso all'aiuto segreto di Beniamino Cresti, quando nelle sue strettezze di studente, non osava affrontare la faccia dura di papà: e non sempre, pare, aveva restituito con precisione. Maggiore di lui una buona d

quanto lontani d'indole e di studi, o forse appunto per questo, la loro buona amicizia era andata crescendo col tempo e colla distanza, che è, come vuole il proverbio, il vento che fa crescere la fiamma.

e a rinchiudersi nel guscio come una lumaca. Suo padre, morendo, gli aveva lasciato tanto da vivere bene, col reddito d'un grosso fondo sul lodigiano, una casa a Como, e un pezzo di montagna sul lago, dove si ritirò in seguito al suo primo disinganno d'amore, e donde non si moveva quasi mai, tranne le poche volte che scendeva a dare un'occhiata alle sue risaie di S. Angelo, o a vedere un carnevale a Milano. Ma un cavolo e una rosa del Pioppino valevano per Cresti tutti i migliori prodotti della civiltà. Nella rozza compagnia di due zitelle, dette da cinquant'anni le ragazze, che erano cresciute e invecchiate con lui, amando in lui la tradizione di una grossa famiglia ridotta a quest'ultimo filo, si trovò sui trentasette anni, cioè quasi vecchio, senza avere provato il piacere di esser giovane. Oltre alla poca amministrazione della roba sua, non rifiutava qualche servizietto al Comune e qualche consiglio gratuito ai vicini possidenti, che amano litigare; ma faceva presto capire che preferiva d'esser lasciato in pace. L'unica sua visita quas

i conflitti diplomatici, aveva scritto segretamente a Cresti che sarebbe venuto il giorno tale, l'ora tale, ma non dicesse nulla per il momento a Villa Serena, al Castelletto e in altri l

sto signor Massimo, che stava per arrivare, apparteneva a quella non meno numer

fino alla soffocazione. Il Cresti, rimasto sempre solo, s'era rinforzato nella sua selvatichezza, che è come le squamme per gli animali deboli. Massimo, in frequenti contatti cogli uomini e colle cose, dopo aver viagg

ome sogliono essere quelle delle persone che parlan poco. S'eran lasciati giovani, nel fiore della vita, e stavano per rivedersi, non vecchi, ma al volgere di quella seconda età, che può dirsi il settembre della vita. Le foglie non cadono ancora, ma è bene che non piova troppo sopra le piante. Il tempo che abbrunisce le muraglie e dà la patina al bro

arcadero una figura d'uomo che gli ricordasse il vecchio amico; e quando il battello cominciò a rallentare, provò ad agitare il fazzoletto, a cui rispose un ombrello chiuso dalla riva, un segnale da innamorati che ebbe la forza di farli arrossire tutti due. M

un ometto vestito di grigio, che aveva lasciata crescere una barbetta crespa sopra una faccia di terra cotta, in cui brillavano due occhi neri, la faccia bruna di can barbino dell'unico e invariabile suo amico Cresti. E questi, dopo aver palpata e allacciata colle braccia la rotondità d'una discreta pancia che dodici ann

agazze, che era discesa con una gran gerl

a portar ben altri pesi e andò avanti a battere la strada per un viottolo sassoso che si distaccava quasi imm

ulenta del signor commendatore, che somigliava piuttosto a un fiaschetto di Chianti.-Tu avrai dio sa che sete e che fame: ma intant

ciatore con un senso di sgomento, sof

piana. Ti ricorderai

e ragazze d'una volta

ina: lo riconosci? no

una anfora, dopo aver arrossito al di sotto della ruvida corteccia, disse colla cantilena del paese

re, si dice-cor

he ci lasci parla

assimo, fermandosi a prendere un po' di fiato all'om

ocere il risott

centotre scalin

gusto negli ultimi anni di stare alla finestra a vedere il lago; e spero di andare anch'io a mio tempo a vederlo da quel cipresso. è stata lei che ha voluto far rinfrescare questa cappelletta e ritoccare questa brutta Immacolata, per la quale aveva una divozione speciale. A vo

acchi....-aggiunse l

ò l'altro, arr

cora la piccol

vedrai che don

molti: me ne accorgo al

i faccio co

va sempre adagi

ta bella pancia

parenze. Vorrei che il

fa quel c

oppino guarisco

i nost

traversato nel suo lungo da un viale fiancheggiato da due folte siepi di grossa mortella regolata e riquadrata come un muricciuolo. In fondo a questo viale partiva una scala di cinque o sei gradini lunghi di vecchia pietra sconnessa con grossi vasi di limone ai lati, fino a un portichetto q

un grottino fresco per il vin vecchio: per di qui si passa agli appartamenti superiori, da dove la vista è ancora più larga. Ti ho fatta preparare la stanza d'angolo che godeva la povera mamma e ti prego, se non

ate e non dette, di sensazioni rimaste chiuse e come sprofondate nei crepacci più oscuri della sua coscienza d'uomo solitario e irritabile. A Massimo aveva scri

e. Ecco perchè aveva fatto venire un amico dalla mano medica e delicata. Era strano, quasi inesplicabile alla sua età (trentasette anni e mesi); ma ormai non c'era più dubbio: egli era innamorato. Innamorato, egli, Cresti, d'una figliuola di ventidue anni, di quella figliuola là? egli che si sentiva non vecchio fisicamente, ma esteticamente vecchio e giunto a quella sazietà della vita che fa parere tutto finito? Eppure era così, cari signori! e questa passione era per lui molto più f

te, vecchio e rustico coltivatore di cavoli? ha ben altri ideali per la testa la signorina del Castelletto: o se per non saper far altro, si rassegnasse a sposarti, non ci sareb

ata del Castelletto, finchè le case alla riva s'immergevano nelle tenebre e nella luce d'una finestra vedeva passare o credeva di veder passare un'ombra. Di questi su

obili nei quali sì specchiava la luce. Le pareti erano dipinte a calce con strisce rosse intrecciate a rombi in ciascuno dei quali era scarabocchiato un fiorellino celeste, lavoro p

ro per una processione. Molti quadri e vecchie stampe occupavano le pareti, tra gli altri il ritratto d'un altro Beniaminus Cre

rappresentava Amore nella fucina di Vulcano ne

fuoco scotta? il Dio e i ciclopi ridono di lui mentre le

cotta tutti...-disse

stampa, a cui attri

si scherza-co

e l'altro, tirando

insieme a pezzi e bocconi dalla povera signora Caterina durante l'ultima sua malattia coi frastagli del suo vestito da s

e a spalancare

ci avesse qualche merito nella bella vista.-Ecco Len

bito l'amico, facendo

olla balaustrata. Infandum, regina, jub

o; è trop

erai molto mutata, perchè queste donne tranquille

sa che dev

sidera che di abbracciare

arte di quel che è pas

di casa, aprendo l'altra finestra verso levante. I più grossi paesi di Tremezzo e di Cadenabbia eran lì immediatamente sotto i piedi, coi loro alberghi, coi loro tetti accostati

re meglio. Dopo aver fatta una visita alle pere e alle rose, all'ombra di due grandi cappelli di paglia, il signor commendatore accettò volentieri il consiglio di ritirarsi in camera a fare un sonnellino. C'era a questo scopo una poltrona grande come un bagno, aperta c

ntare nella lenta e calda quie

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