lum
Luminosa
rare mancante di modestia. In
una storia che ha la sua brava
Lola far
rie della perfida Albion, non me ne ero accorta. Un giorno alzando gli occhi per caso al calendario m'avvidi che l'est
- chiesi a chi mi stava accanto,
a, - mi fu
a Macugnaga.
ga in ottobre sarebbe vuota, c
rt
zzuli quando arrivai lassù, e i ghiacciai del Monte Rosa fumigavano abbaglianti
naga er
gloria di sole e di neve
udeva i suoi alberghi, e se non volevo dormire nelle pi
riade montana, con un piede sul pendìo e l'altro nel torrente - e presi alloggio nel piccolo H?tel des Alpes,
ondata dai suoi venti o trenta bambini, che tutti le strillavano qualche cosa.
pallida e mormorò il mio nome. Mi parve lusi
rmi. Mi portò molti fiori. E
ero: - Ah, la maestrina
nsieme una grande paura e un certo romantico compiacimento. - L'hanno detto tutti; anche i dot
beti, arrampicandomi per l'arida morena, traversando il torrente e scivolando sui sassi levigati e bagnandomi fino alle ginocchia nella gelida acqua, arrivando infine alla croce su
e una piccola preghiera perchè Lola guarisse; ad ogni Madonnina ammantata d'azzurro, im
re sapevo che Lola
on quegli occhi troppo lucenti. Le bambine della scuola avevano tutti i momenti ricreazione perchè la maestra
orno, l'invit
pieno sole, uscivamo entrambe sul terrazzo. Non permettevo che mi parlasse. Era l'ora in cui le veniva la febb
partiva, io la baciavo. Ed ogni v
raz
on garbo, un poco ogni giorno, allontanandosi gradatamente d
la signora Maria. - Tornerà in aprile. E spero che allora, - soggi
un sospiro, pensando come di r
nti alla Posta per salutarmi alla
mi accompagnarono per un tratto di strada. Ma già tutti se n'erano tornati indietro al villaggio allorchè, a uno svolto, vidi Lola seduta su un tronco d'albero
lontano, - la sgridai. -
La scorderò mai, - disse. - Ella è
ata! - risi,
ormorò il suo
asa. Badate di far giudiz
Luminosa, -
o - e i fiori ciondolavano le teste di qua e di là, stanchi d'essere portati come io di portarli - passai davanti a una piccola cappella. Mi fermai a guardare. Dentro, u
- O Madonnina dalle Sette Stell
resi
. .
a Parigi (rispeditomi dal mio indirizzo ?stabile? di Milano, dove non mi trovo mai
liamo bene. La nostra maestra ci parla sempre di lei. Andr
ollettivamente le ventinove bambine; che a loro volta mi risposero con un'altra ca
Lumi
dell'albergo presentandomel
avvizzite delle violette boschive. Mi seguivano da Milano a Roma, da Roma a Genova, da Genova a Montecarlo, da Montecarlo a Parigi.... Un giorno di nebbia nera a Londra, al mi
via con
e rimase, lene e
Italia. Ed ecco che un giorno mi venne annunci
tta esile sotto un grande cappello di feltro.
nosa! Non m
la rosata, abbro
tate? Ma state me
chili. - Per Lola è l'obesità, poichè a Ceppo ne p
e così esagerata, - dissi s
volta non mi
che mi ha incuorata e consolata; a Lei ch
del dottore. - E in cuor mio soggiunsi
za di due mesi dalla sua scuola.
principio questo nomignolo mi lusingava deliziosamente. Quando per la casa mi udivo chiamare così, accorrevo lieta e sorridente. E a poco a poc
e martirio, quali sacrifici m'impone
a luminosa. Quando si ha molto da fare, quando si ha fretta, quando le cose non vanno pel loro verso,
cevo press'a poco ciò che mi garbava. Al mattino mi alzavo quando mi pareva; mi vestivo come mi piace
o spirito è voluttuosamente inabissato nelle lontane, vellutate pr
liata, Fat
ibile luminoso; mi tocca rispondere a tono - non con un inarticolat
giorno! buo
isprezza le apparenze) e infilare i piedi in un paio di pantofole paleontologiche, ma che serbano i resti d'una fodera di pelliccia. Così, appuntate le
i mi salutano: - Ti aspettiamo, fata! - E
la fata!... la
he, lungi dal sembrare una fata, somiglio piuttosto (come direbbe l
ra, fuori dei piedi! le pantofole colla pelliccia; mi vesto, mi calzo, mi prof
la fata! La F
pio di questo racconto v
sia essa moglie o sorella, suocera o cognata, zia o nipote; sia essa allegra o arcigna, indulgente o
uisa, o come del caso), tu
mezzo perchè la tua ca
eriera, dare gli otto giorni alla cuoca, assestare qualche scappellotto ai bambini strillanti.... prest
mia Fata
io. - (Perchè non può d
dieci la bufer
la indurrà non soltanto a comporsi un'espressione intonata
ta, di effondere intorno a sè luce e letizia, di sentirsi il sorriso sempre presso alle labbra, l
arole evocatrici di raggi e di lucentezze, ecco che il