empe
el colloquio abbastanza lungo con Ariberto P
, aspettando lei; e Gioconda ebbe l'impressione
rc
di tanto in tanto si scuotesse come per non essere sor
rc
uale le avrebbe dato la chiave anche dell'altro, della domanda che spesso si rivolgeva: Ari
e Folco alla spr
a farà a
, rispo
i ha detto n
l diritto d'
devo ch'egli sp
a Londra farà quel che faceva qui, cioè niente. Egli passa, de
cosa ti ha detto?-i
con
giungeva
alla menzogna, non aveva facilità ad inventar
lato così, in generale, a propos
a, da quel momento,
giudizii su lei stessa? Ella era certa che Ariberto non si sarebbe fatta lecita un'opinione men che favorevole, e che Folco non l'avrebbe ascoltat
Il suo istinto femminile l'avvertiva ch'egli era un ne
e presso il quale era stata educata i primi anni, ripeteva con frequ
oveva essere del
instancabile perchè non traboccasse; ma pur rimanendo giù, chiu
placabilmente nell'aura di veleno diafano che un ab
le costavano ogni giorno un immane sforzo su sè stessa; un altro da disarmare con l
sser caduta fra l'uno e l'altra. Fecero colazione al Pré Catelan, ma parlarono poco; Gioconda sorrideva,
sentò ad avvertire che come gli avevano ordinato,
quasi sorpreso.-St
,-rispose
andò invano che
le; poi dal fruscìo capì che ne levava delle carte, e da un certo giro di c
na pagina di note o di traduzione. La busta sapeva la povera vita oscura d'altri tempi. Gioconda vi aveva, più di una notte insonne, posa
o, appoggiando le mani all'uno e all'altro stipite. Era un suo
l quale, volgendo le spalle, s'era messo a ta
chiese la
come destato
do la testa a guard
anzò di qua
anche stase
se poss
e le poltrone allo Chatelet
sentito nelle sue parole un malcontento, una fr
iace?-in
atto,-rispose la con
a sua vita brancolante di fanciulla povera dalla biancheria di cotone era balz
-ripetè Folco
Gioconda, con la
na, guardando qua e là, fuo
le veemente che si svelava contro la
iamo andar più a teatro?... Perchè non mi hai riferito le sue
terruppe co
,-che tu possa anche
er te se non parole d'a
io avrei permesso una
nt
osso anche non tener conto; ma perchè ho capito che non ho più la tua confidenza e che tu tenti d'ingannarmi. Ariberto ti sprona a lavorare. Fa benissimo. E perchè tu racconti invece che avete parlato di stampe e di arte? Ha dunque espresso qualche giudizio che io non devo sapere? Una volta quando ero la tu
ava Giocond
ricono
olorite per l'ira, e gli occhi nel pallore mandavano una fiamma straordinaria. Aveva perduto la grazia di fanciulla ignara, che se
ia o in quell'ora d'impeto furioso; certo la donna appariva d'un tr
inganni!-inte
indegna perchè vengo da povera piccola gente e mi sono conservata pura tra le privazioni. Forse perchè la mia
tro di lei.-Non devi parlare in questo modo nè
alla finestra, scostò macchinalmente le c
ne chiedo scusa. Credevo che pel mio lavoro tu non avessi più simpatia, e mi ripromettevo di lavorare solo. Ecco tutto. Ariberto non ha de
ando che Gioconda rico
nda t
ni cosa; non vi sono misteri nè tra te e me, nè tra me e Ariberto. Ho taciuto per una del
bile a guardar dalla
petè Folco av
cciarla e si s
detto?-domandò stupito.-Credo!
a e la sua voce
ti pare d'avere
tessa
ò Folco.-Rispon
ne che c'è qualcuno ormai il quale può tutto su di te, può farti mutar vita
sorridendo. Sei
on sia sincero,-ri
stento un gest
to savie: credo ch'egli mi sia veramente affezionato e che
rienza?-escl
un istante,
a mai fatto nulla? che non ha esperienza se non di giuoco, di donne, di cavalli? Sono tue parole,
si nasconde un'anima diritta, che non oserebbe mai darmi un cons
simulò un sorriso l
.-Io vorrei sapere che cosa tu desideri. F
Gioconda.-Sono contenta c
a un motivo, anzi quando ho motivo a ess
maneva in lei l'impre
co temibile; ma compre
be potuto sbarazzare
re e vi
spose freddamente.-Tutt
o. Aiutiamoci a dissi
curò Gioconda con la medesima
ronte annuvolata. Varcò la soglia senza rispondere. Gioco
i libri che giacevano sul tavolino, e con u
omandandosi invano la r
or nemico della donna è colui il qu